Programma terapeutico
Ricerca
in collaborazione con il DPSS Università di Padova, Istituti di Ricerca Europei, AIPPI di Roma.
LA PRESA IN CARICO DELL’ADULTO
La fase di osservazione e valutazione
Rispetto alla paziente adulta, questa fase si basa su osservazioni multiple e sulla somministrazione di test (Rorschach, SCID, Adult Attachment Interview) che verificano la situazione clinica e diagnostica del paziente, preliminare per la formulazione del PTI, piano terapeutico individualizzato.
La fase di intervento
Questa fase prevede l’attivazione dei dispositivi specialistici attivati a seconda dei bisogni e delle attitudini delle pazienti e degli obiettivi di cura che ci si pone.
Questi sono:
- Psicoterapia individuale
- Psicoterapia di gruppo
- Psicodramma analitico
- Attività di counselling pedagogico
- Laboratori di Inter-Art
- Sostegno al reinserimento sociale/lavorativo
- Progetti educativi (Progetto Novaurora “mamme x mamme”, Progetto “Tango Therapy”, Progetti “Musica”; Progetto “Gruppo Avventura”).
LA PRESA IN CARICO DEL MINORE E DELLA RELAZIONE M/B
La presa in carico prevede una valutazione multimetodo e segue un approccio longitudinale allo scopo di programmare e monitorare gli interventi sulla genitorialità e sullo sviluppo dei bambini residenti in Comunità, individuando così precocemente i fattori di rischio per lo sviluppo e/o l’emergenza di vere e proprie sintomatologie di rilievo clinico.
Il rimando teorico e metodologico è allo studio della genitorialità e dello sviluppo secondo gli attuali modelli dinamici e multifattoriali di influenza (Belsky, 1984; Gabble, Belsky, Crnic 1992; De Palo, 2010), calato tuttavia nello specifico della comunità terapeutica e del sistema complessivo che rappresenta.
Le informazioni rilevate dalle osservazioni in Comunità, a loro volta organizzate, costituiscono un fondamentale strumento sia per la comprensione dell’utente, del bambino e della loro relazione, sia per l’identificazione degli obiettivi terapeutici e educativi che possono essere monitorati nel tempo e modificati o rielaborati a seconda del progetto individuale e dei cambiamenti osservati nel corso dell’intervento stesso.
Il medesimo assetto di valutazione prevede infatti di essere somministrato in momenti specifici del percorso comunitario della diade madre-bambino allo scopo di monitorare gli interventi e le evoluzioni presenti, nonché di individuare eventuali fattori di pericolosità e/o di rischio talmente elevati da necessitare di dispositivi ulteriori rispetto a quelli proposti dalla Comunità. Tale processo di assessment e di valutazione dell’intervento costituisce anche uno strumento per la riflessione clinica ed etica sull’opportunità di proseguire la presa in carico della diade laddove si individuino elementi di pericolosità e di patologizzazione sufficientemente gravi, nonché la presenza nel bambino di manifestazioni cliniche di disagio e di difficoltà evolutive connesse all’elevata inadeguatezza delle cure materne.
Questo modello, come sintetizzato nella tabella che segue, è stato pensato e progettato su quattro fasi:
- valutazione della personalità delle madri e della loro competenza genitoriale;
- valutazione indiretta del bambino, per mezzo di informazioni rilevate riguardo la percezione che la madre e gli educatori hanno del bambino;
- valutazione diretta del minore;
- possibili interventi terapeutici da attuare.
La valutazione indiretta del bambino prevede la partecipazione attiva degli educatori della Comunità, adeguatamente formati e supervisionati, i quali rappresentano un’importantissima risorsa nella valutazione dello stato di salute psico-fisica del minore, valutando la percezione che essi hanno del minore nelle più varie situazioni della vita quotidiana.
Tenendo presente le informazioni e i dati che la letteratura fornisce rispetto ai bambini figli di donne tossicomani, e a partire dalla nuova regolamentazione della regione Veneto sulle Comunità terapeutiche per madri tossicodipendenti con figli, questo modello propone una possibile modalità di valutazione della diade madre-bambino e di entrambi i membri individualmente, allo scopo di attuare un intervento terapeutico mirato non più solo alle madri, ma anche ai loro figli, anch’essi presi in carico dalla Comunità.